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Dr. Giovanni Longoni - Chirurgo Ortopedico

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Osteoporosi

L'epidemia silenziosa

Parlare di “epidemia silenziosa” nei riguardi dell’osteoporosi credo possa fotografare bene la problematica.

Le stime ci dicono che OGGI in Italia ci siano circa 3,5 milioni di donne e 1 milione di uomini affetti da tale malattie. Le cifre, poi, sono destinate ad aumentare notevolmente nei prossimi anni (dovute all’aumento dell’età media della popolazione). Ecco perché EPIDEMIA.
SILENZIOSA perché è una patologia che non si manifesta con sintomi: non c’è dolore, tumefazione, ridotta funzionalità, ecc.

La FRATTURA è il momento in cui la malattia si palesa: a quel punto ci sarà la sintomatologia tipica delle fratture di quello specifico distretto corporeo. Ci sono in effetti fratture TIPICHE dell’osteoporosi:

La caratteristica che le accomuna è che coinvolgono un osso a prevalenza spugnoso (spongioso), che è quello principalmente coinvolto dall’indebolimento dettato dalla malattia.

    Osteoporosi

Figura 1 (a SX osso spugnoso sano; a DX osso osteoporotico)

L’osteoporosi, infatti, è definita dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) come una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da una ridotta massa ossea e da alterazioni qualitative (macro e microarchitettura, proprietà materiali) che si accompagnano ad aumento del rischio di frattura.

Vengono definite primitive le forme di osteoporosi che compaiono dopo la menopausa (postmenopausale) o comunque con l’avanzare dell’età (senile). Le Osteoporosi secondarie sono quelle determinate da un ampio numero di patologie e farmaci (fra tutti l’uso CRONICO di cortisone).

Bisogna inoltre considerare che le fratture tipiche da osteoporosi NON sono quelle legate a traumi violenti come incidenti sportivi o della strada, impatti ad alta energia; ma viceversa legati a traumi A BASSA ENERGIA o a volte senza nemmeno che ci sia stato il trauma!
Per esemplificare si può pensare a piccoli traumi come sollevare/spostare un piccolo peso a casa, spostare borse della spesa, cadere a terra in casa (per es. inciampando in bagno). A volte i pazienti effettuano Rx della schiena perché è da 15-20 giorni che hanno dolori e il referto segnala CEDIMENTO VERTEBRALE.

LA COLONNA VERTEBRALE HA IL RUOLO DA PROTAGONISTA

Perché ho insistito come esempi sulla colonna vertebrale? Semplicemente perché gioca il ruolo da protagonista: più del 50% delle fratture osteoporotiche riguardano la colonna vertebrale, in particolare la colonna LOMBARE. Capita spesso di vedere radiografie in cui si vedono cedimenti vertebrali, ormai guariti, in cui magari il paziente riferisce di non avere mai avuto traumi.

Questo succede per due motivi: il primo è biomeccanico (la colonna lombare sostiene buona parte del peso al di sopra di essa) e il secondo legato al fatto che le vertebre sono ossa molto spugnose (quindi più soggette ai danni dell’osteoporosi). Il cedimento vertebrale E’ di fatto una frattura: è come una lattina che viene schiacciata.

Esistono studi che dicono che nel 2050, nell’UE, ci saranno circa 40 milioni di pazienti con fratture vertebrali. Possiamo considerare le fratture osteoporotiche vertebrali come un iceberg, in cui riusciamo ad arrivare alla diagnosi nel 50% dei casi: il rimanente 50% passa inosservato. Si potranno vedere gli effetti però a distanza con frequenti mal di schiena o cambi di postura (i pazienti anziani che si ingobbiscono progressivamente, per esempio).

Avere avuto una o più fratture vertebrali si traduce in un rischio aumentato di dolori cronici alla colonna (dorsale o lombare) e quindi al decadimento della qualità della vita.

FRATTURE DEL COLLO DEL FEMORE

Le fratture del collo del femore dell’anziano sono l’altro grande protagonista di questo genere di fratture. Non tanto per i numeri assoluti (sono meno frequenti rispetto a quelle vertebrali e del polso) ma perché necessitano di intervento chirurgico praticamente SEMPRE (a meno che ci siano gravi controindicazioni alla sala operatoria). Il motivo è semplice: siccome sono fratture in pazienti anziani o grandi anziani, l’obiettivo dell’intervento è quello di STABILIZZARE la frattura e poter fare uscire dal letto il paziente il prima possibile ed iniziare la rieducazione (altrimenti rischia complicanze potenzialmente gravi dovute all’allettamento).

Avere avuto una frattura del collo del femore si traduce in problematiche cliniche serie (la mortalità a 12 mesi da queste fratture NON è trascurabile) e in costi sociali elevati.

TUTTE LE FRATTURE DA OSTEOPOROSI, in realtà, si traducono in costi sociali elevati: stiamo parlando di miliardi di Euro all’anno legati a costi degli interventi/ ospedalizzazione/ riabilitazione e dei costi legati a farmaci antidolorifici cronici o terapie fisiche/ fisioterapiche frequenti per contrastare i dolori.

IL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE E L’OSTEOPOROSI

Se guardiamo le cifre a livello nazionale, capiamo perché da anni il Sistema Sanitario Nazionale stia spingendo nella direzione della PREVENZIONE.

Per porre la diagnosi di osteoporosi è necessario effettuare la MOC (con tecnica DXA: esame che quantifica la densità delle ossa) ed effettuare alcuni esami del sangue e delle urine per la valutazione del metabolismo delle ossa. La densitometria ossea rappresenta, quindi, il test diagnostico di osteoporosi e di rischio di frattura, così come la misurazione della pressione arteriosa serve per diagnosticare la presenza di ipertensione e quindi il rischio di ictus.

Credo che l’osteoporosi meriti le giuste attenzioni in ambito clinico, soprattutto per quel che riguarda la prevenzione ed eventualmente la giusta strategia terapeutica da proporre al paziente.

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